Lo scorso anno abbiamo raccontato l’origine dell’usanza di addobbare l’albero di Natale. Oggi andremo invece alla scoperta di un’altra piantina tipica di questo periodo: il vischio.
Si tratta di una pianta sempreverde emiparassita: è infatti in grado di svolgere autonomamente la fotosintesi clorofilliana, ma sottrae l’azoto e i sali minerali all’albero che la ospita. Non arreca comunque grossi danni, a meno che le piante di vischio sullo stesso albero non siano in grande numero.
Presenta foglie allungate e piuttosto coriacee e fiorisce durante l’inverno. Dopo la fioritura, si riempie di bacche gialle: nocive per l’uomo (e per cani e gatti), sono invece estremamente apprezzate dagli uccelli in un periodo in cui trovare nutrimento è difficile.
Un’antica leggenda nordica
L’aspetto festoso e decorativo lo rende perfetto anche per le feste. Baciarsi sotto il vischio è una tradizione antichissima di origine nordica e ancora diffusa.
Secondo la leggenda, Frigg (moglie di Odino) vide in una premonizione la morte prematura del figlio Baldur e, nel disperato tentativo di opporsi al destino, fece giurare a tutti gli elementi che non avrebbero recato danno al figlio.
Il gioco preferito degli dei divenne allora scagliare addosso a Baldur qualunque cosa, convinti che fosse diventato invulnerabile.
Purtroppo, però, Frigg aveva commesso un tragico errore, poiché aveva tralasciato il vischio ritendendolo troppo giovane per sottoporlo a un tale giuramento.
Il dio dell’inganno Loki lo scoprì ed elaborò un piano diabolico: si offrì infatti di aiutare Hoor (fratello cieco di Baldur) a trovare un oggetto con cui colpirlo e gli mise in mano proprio un ramoscello di vischio. Hoor, del tutto ignaro, trapassò Baldur per gioco con il vischio e lo uccise.
Questa morte terribile e inaspettata provocò grande dolore tra gli dei. E le lacrime dell’inconsolabile Frigg si tramutarono in bacche di vischio, che da quel momento divenne simbolo dell’amore universale.
Ti è piaciuto l’articolo? Condividilo sui social!