I SUONI DELLE PIANTE

Suoni delle piante

Come abbiamo avuto modo di vedere parlando dei cinque sensi delle piantele piante sono in grado di sentire.

Ma come fanno, visto che non sono dotate di orecchie?

I suoni, in realtà, sono delle vibrazioni: si spostano nell’aria sotto forma di onde sonore che, nel nostro caso e in quello di gran parte degli animali (dotati di orecchie), sono captate dai padiglioni auricolari e convogliate verso il timpano. Quest’ultimo, vibrando, ci permette di tradurre le onde in veri e propri suoni che verranno poi interpretati dal cervello.

Ebbene, le piante non si servono dell’aria come conduttore del suono, bensì della terra. Un conduttore così potente da rendere addirittura inutile avere le orecchie per sentire le vibrazioni che si propagano nel terreno.

Anche se siamo ancora piuttosto lontani da una conoscenza completa dei suoni emessi dalle piante, recentemente un gruppo di ricerca dell’Università di Tel Aviv ha effettuato uno studio molto interessante sull’argomento.

Alla scoperta dei suoni delle piante

I ricercatori si sono concentrati su tre tipologie di piante: tabacco, pomodoro e grano tenero, con l’obiettivo di registrare i suoni prodotti da queste piante in determinate circostanze. Le hanno quindi collocate, in compagnia di un microfono, all’interno di una scatola insonorizzata e hanno avviato la registrazione.

Trattandosi di suoni con una frequenza compresa tra i 20 e i 100 kHz, non percepibili dalle nostre orecchie, sono stati poi rielaborati proprio per renderli fruibili anche al pubblico: il risultato sono dei suoni che ricordano lo scoppiettìo dei chicchi di mais quando si preparano i pop-corn.

Di seguito, puoi sentire il suono del pomodoro:

Secondo l’interpretazione dei ricercatori, questi suoni derivano dalla formazione e successiva implosione di piccole bolle d’aria all’interno dello xilema (il sistema di vasi linfatici delle piante). Non a caso, sono più frequenti durante periodi prolungati di siccità.

Riconoscere i suoni

In una seconda fase dello studio, i ricercatori hanno sottoposto le registrazioni a un programma di machine learning che, nel 70% dei casi, è riuscito a distinguere i segnali causati dalla mancanza d’acqua da quelli dovuti, ad esempio, al taglio di alcune parti della pianta.

Essere in grado di attribuire un significato ai suoni registrati potrebbe rivelarsi estremamente utile: permetterebbe infatti di cogliere precocemente eventuali segnali di stress da parte delle piante, migliorando strumenti e tecniche di coltivazione.

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