LA CURIOSA STORIA DEL CEPPO ZOMBIE

Ceppo zombie

L’anno scorso, in occasione della festa di Halloween, ci eravamo occupati della zucca. Oggi, invece, vogliamo raccontare la storia del ceppo di Agathis australis (meglio noto come kauri), rinvenuto qualche anno fa in una foresta pluviale della Nuova Zelanda da due ricercatori di nome Sebastian Leuzinger e Martin Bader.

Non si tratta del semplice tronco di un albero ormai morto: incredibilmente, i tessuti al suo interno sono ancora vivi.

Potremmo insomma definirlo un ceppo zombie!

Ma come fa un ceppo a sopravvivere?

La vita di ogni albero è strettamente legata alla sua chioma: senza foglie, infatti, non può effettuare la fotosintesi e produrre gli zuccheri di cui nutrirsi.

Ma non è tutto! Non può nemmeno assorbire acqua dal terreno, poiché la traspirazione delle foglie agisce da forza motrice per pompare acqua dal suolo.

Insomma, un albero senza foglie rimane senza nutrimento né acqua e va inesorabilmente incontro alla morte.

O almeno così si pensava…

Un mistero da risolvere

Ovviamente, i due ricercatori si misero subito all’opera per risolvere il mistero del ceppo zombie

Scoprirono così che, a renderne possibile la sopravvivenza, sono gli altri alberi attraverso un fenomeno noto come innesto radicale.

Verificarono infatti, con apposita strumentazione, che il flusso idrico all’interno del ceppo è collegato a quello di un albero vicino: quando il flusso cresce nel ceppo, si riduce nell’altro albero e viceversa.

Insomma, l’albero mantiene in vita il ceppo condividendo con lui le sue risorse. E questo non è affatto un fenomeno raro nel mondo vegetale.

Storie di cooperazione

Dal momento che guardiamo il mondo unicamente dalla nostra prospettiva, siamo abituati ad utilizzare il modello della competizione animale per analizzare il comportamento di tutti gli esseri viventi.

Ebbene, le piante (purtroppo poco considerate) non si comportano in questo modo! Molto spesso, alla competizione preferiscono la cooperazione.

Ciò è dovuto al fatto che si tratta di esseri stanziali: piantati al suolo con le radici, non hanno interesse ad ostacolarsi con le piante vicine e preferiscono, piuttosto, intessere buoni rapporti  e darsi manforte in caso di bisogno.

Questo accade tipicamente nelle foreste, dove si creano delle vere e proprie comunità (a volte anche di piante di specie diverse) che si scambiano nutrienti, acqua e informazioni utili alla sopravvivenza.

Ma perché legarsi a un ceppo zombie?

Se il vantaggio di legarsi ad altre piante in uno spirito di cooperazione appare chiaro, resta da chiedersi perché, invece, impiegare delle risorse per tenere in vita un misero ceppo.

A prima vista, sembra decisamente uno spreco. Ma, in natura, niente viene lasciato al caso e di certo gli sprechi di risorse non sono contemplati.

Per l’albero ancora vivo, infatti, legarsi al ceppo significa avere a disposizione un doppio apparato radicale e questo comporta una serie di vantaggi… Primo fra tutti, avere maggiore ancoraggio al terreno e, quindi, maggiore stabilità.

Un vantaggio non da poco soprattutto in quest’epoca di cambiamento climatico, in cui i fenomeni atmosferici intensi si moltiplicano spazzando purtroppo via un gran numero di alberi.

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