Oggi andiamo alla scoperta di una tipologia di piante molto caratteristica: le cosiddette piante epifite.
Si tratta di piante che vivono su altre piante e, per questo, sono note anche come piante aeree. Sono diffuse prevalentemente nelle foreste tropicali e tra loro spiccano le Orchidee, le Tillandsie, alcune Felci.
Attenzione però a non confonderle con le piante parassite!
Nella maggior parte dei casi, infatti, le epifite utilizzano le altre piante soltanto come sostegno e non per sottrarre sostanze nutritive.
Le origini delle piante epifite
Sembra che le piante epifite siano nate a causa della capacità di alcune piante di disperdere con il vento i loro semi, piccoli e leggeri, anche per grandi distanze.
Accadeva così, nelle foreste pluviali, che molte piantine germogliassero al suolo e morissero in breve tempo per la scarsità di luce dovuta alla massiccia presenza degli alberi.
Altre, invece, germogliavano sui tronchi degli alberi: si trovavano così in un punto vantaggioso dal punto di vista della luminosità, ma talmente in alto da non poter raggiungere il terreno con le radici. Anche la loro sopravvivenza era quindi a rischio.
Nel tempo, però, queste piante si sono evolute in maniera davvero ingegnosa. Non potendo ricavare i nutrienti necessari a sopravvivere dal terreno, hanno imparato a ricavarli direttamente…dall’aria.
Come?
Sviluppando sulla superficie delle foglie i cosiddetti tricomi, sottili escrescenze in grado di assorbire acqua e sali minerali. Anche le radici aeree che, a volte, utilizzano per ancorarsi meglio possono svolgere questa funzione.
Piante epifite come bioindicatori
Con questo termine si intendono quelle specie animali o vegetali particolarmente sensibili all’inquinamento e che, pertanto, si prestano ad essere utilizzate per verificare eventuali cambiamenti nei livelli di inquinamento dell’ambiente in cui vivono.
Per via della loro dipendenza dall’aria per sopravvivere, le piante epifite sono perfette come bioindicatori.
E possono anche aiutare direttamente a migliorare la qualità dell’aria circostante: con i tricomi, infatti, oltre al nutrimento assorbono anche molti agenti inquinanti, in particolare gli idrocarburi generati dall’utilizzo di combustibili fossili.
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