Il Jackfruit, originario dell’India e noto per essere il frutto più grande del mondo, sta vivendo un periodo di gloria e si candida a conquistare le tavole di tutto il mondo.
Una vera svolta per questo frutto, che storicamente è stato spesso visto come una seccatura, dal momento che cresce in abbondanza (ogni albero può produrre fino a 150 frutti) ed è scomodo da mangiare per via delle considerevoli dimensioni.
Ora, invece, è stato rivalutato e l’epidemia di coronavirus ha contribuito ad accrescere ulteriormente l’interesse.
La richiesta di carne in India si è infatti sensibilmente ridotta negli ultimi mesi e le restrizioni alle frontiere hanno determinato la scarsità di molti tipi di verdure.
In questo contesto, il Jackfruit si è rivelato davvero un alleato preziosissimo.
Anzitutto, è molto facile da coltivare e si adatta ad ogni situazione: è in grado di crescere anche in condizioni di siccità e richiede pochissime cure.
Inoltre, ha ottime capacità nutrizionali ed è estremamente versatile. Si può consumare fresco, oppure disidratato e fritto. Si può utilizzare per produrre delle farine e delle bevande alcoliche (estraendone il succo). Persino i semi sono commestibili!
Se viene cotto per più di un’ora, poi, assume un sapore che ricorda incredibilmente quello della porchetta e lo rende perfetto come alternativa alla carne.
Per tutti questi motivi, il successo del Jackfruit ha ormai superato i confini dell’India e sta progressivamente attirando l’attenzione degli chef di tutto il mondo. In America, in particolare, è molto apprezzato per la dieta vegana e sono stati creati piatti come la bistecca e le cotolette di Jackfruit.
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