L’ARTE DELL’INGANNO DELL’ORCHIDEA OPHRYS

Orchidea Ophrys

L’Orchidea è indubbiamente una delle piante più apprezzate per la bellezza e particolarità dei suoi fiori.

Esistono moltissime varietà e, conseguentemente, una pluralità di fiori con diverse forme, colori e sfumature, che attirano un numero sempre crescente di appassionati.

La Phalaenopsis è forse il genere più conosciuto e diffuso in appartamento: presenta fiori grandi e molto spettacolari, dalla forma simile a una farfalla. Proprio da questa somiglianza deriva il nome (phalaena in greco vuol dire appunto farfalla). Molto amate sono anche Cattleya, Cymbidium e Vanda solo per citarne alcune.

Oggi, però, vogliamo soffermarci su un genere un po’ meno conosciuto: l’Ophrys

Non produce nettare e, quindi non può utilizzarlo come strumento per attirare gli imenotteri designati per trasportare i suoi pollini da un fiore all’altro.

Come fa l’Orchidea Ophrys a farsi impollinare?

La risposta ci fornisce un’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, delle incredibili capacità delle piante.

L’Orchidea Ophrys utilizza infatti un’eccezionale forma di mimetismo: i suoi fiori sono in grado di imitare alla perfezione l’aspetto della femmina d’imenottero attraverso il labello (un petalo appositamente modificato).

E le sue abilità mimetiche non si limitano all’aspetto fisico. Non solo, infatti, imita la forma e i colori della femmina d’imenottero, ma anche la sua superficie pelosa (non a caso, il suo nome deriva dal greco ophrus, che vuol dire ciglia) e persino il suo odore, emanando sostanze volatili simili ai feromoni prodotti dalla femmina in fase di accoppiamento.

Insomma, l’inganno perfetto! Così, nel periodo dell’accoppiamento il maschio viene attratto irrimediabilmente e, nel tentativo di accoppiarsi con il fiore, si ricopre di polline che poi trasporterà al fiore successivo.

È indubbio che l’Orchidea Ophrys utilizzi il meccanismo più complesso e sofisticato. Possiamo però fare innumerevoli altri esempi di piante che sfruttano gli odori per attirare specifici insetti con l’inganno.

Piante manipolatrici

L’Arum palaestinum si serve della drosofila (moscerino della frutta) come insetto impollinatore. Per attirarlo, emana quindi un odore simile a quello della frutta in fermentazione. E non è tutto. Quando si avvicina, lo imprigiona all’interno del fiore per l’intera notte: il malcapitato vola in lungo e in largo nel tentativo di fuggire e, così facendo, si ricopre di polline, che poi depositerà in un altro fiore una volta libero.

Anche l’Amorphophallus titanum – noto per avere l’infiorescenza semplice più grande al mondo – produce un odore particolare (ed estremamente sgradevole), quello della carne in putrefazione, al solo scopo di attirare una specifica tipologia di mosca.

Per le piante, insomma, niente è lasciato al caso quando si tratta di garantire la riproduzione della specie!

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