In Brasile, si parla molto, e giustamente, di foresta amazzonica. Ma c’è anche un’altra foresta da sempre tormentata dallo sfruttamento indiscriminato del suolo e altrettanto meritevole di attenzione: la cosiddetta foresta atlantica.
Si tratta della seconda foresta pluviale più grande del Brasile. Copre, infatti, una superficie di circa 90.000 km2 e si estende per circa 3.000 km lungo la costa atlantica.
Ebbene, cinque secoli di deforestazione ne hanno ridotto la superficie a poco più di un decimo di quella originaria. Nemmeno la foresta amazzonica è stata devastata fino a questo punto…
Una doppia vittoria
Recentemente, Rayna Benzeev e altri ricercatori della University of Colorado Boulder hanno pubblicato uno studio che fa ben sperare per il futuro.
Sono infatti riusciti a dimostrare che, nelle porzioni di foresta restituite alle popolazioni indigene (a seguito degli accordi di riconoscimento dell’usufrutto del suolo alle comunità che le abitano da secoli), la deforestazione si è progressivamente ridotta.
In altre parole, oltre a tutelare i diritti fondamentali, troppo a lungo trascurati, delle popolazioni indigene, questo processo sta anche contribuendo alla salvaguardia del patrimonio di natura e biodiversità rappresentato dalle foreste.
I numeri della foresta atlantica
Nello studio, sono stati analizzati i dati relativi a 129 comunità indigene residenti nella foresta atlantica alle quali, tra il 1985 e il 2019, è stato formalmente riconosciuto il diritto alla terra, incrociandoli con fotografie satellitari relative allo stesso lasso di tempo.
Dalla comparazione è emerso che, nelle zone restituite alle popolazioni indigene, la deforestazione si è sistematicamente ridotta rispetto alle zone rimaste sotto il controllo del governo. E non è tutto. Spesso, in queste stesse zone hanno iniziato anche a crescere nuovi alberi.
Insomma, meno deforestazione e più riforestazione!
Nel dettaglio, secondo quanto dichiarato da Benzeev, “ogni anno successivo alla formalizzazione del diritto alla terra degli indigeni c’è stato un aumento dello 0,77% di copertura forestale rispetto alle altre terre.”
Negli ultimi anni, però, questo processo di restituzione della terra agli indigeni pare essersi fermato. Occorre allora lavorare per portarlo avanti con maggiore continuità e indipendentemente dai mutevoli scenari politici.
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