LA GRANDE MURAGLIA VERDE DELL’AFRICA

Africa: Grande Muraglia Verde

Hai mai sentito parlare della Grande Muraglia Verde?

Si tratta di un’iniziativa avviata in Africa, nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici e alla desertificazione, per la creazione di una gigantesca barriera verde, lunga 8.000 km e larga 15 km (per un totale di 100 milioni di ettari), tra Nord Africa, Sahel e Corno d’Africa.

L’obiettivo? Fermare l’avanzata del deserto, assorbire circa 250 milioni di tonnellate di CO2 e creare 10 milioni di posti di lavoro, in una delle zone più povere e maggiormente impattate dai cambiamenti climatici del pianeta.

Il primo a pensare a qualcosa di simile fu il biologo inglese Richard St. Barbe Baker nell’ormai lontano 1952: durante una spedizione nel Sahara colse i primi segnali di quello che sarebbe accaduto negli anni successivi e, in maniera lungimirante, propose di realizzare una barriera verde per opporsi alla progressiva avanzata del deserto.

La sua idea rimase però nel cassetto addirittura fino al 2002, quando, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, venne riproposta e ottenne l’approvazione della Comunità degli stati del Sahel e del Sahara.

I lavori per la Grande Muraglia Verde sono ufficialmente iniziati nel 2007, in undici paesi a cui poi si sono aggiunti altri nove.

Come sta andando?

Sono trascorsi più di 10 anni e, purtroppo, si procede a rilento e con significative differenze tra un paese e l’altro: basta pensare che, dei 100 milioni di ettari previsti, solo il 4% è stato ufficialmente portato a termine e la maggior parte si concentra in Etiopia, mentre altri paesi (come il Burkina Faso e il Chad) sono rimasti decisamente indietro.

Troppo poco, soprattutto se consideriamo la situazione di questi territori: siccità sempre più persistente, mancanza di cibo, disoccupazione…tutti problemi che i cambiamenti climatici stanno ulteriormente aggravando.

Cosa è andato storto?

Creare una muraglia di alberi ai confini del deserto è indubbiamente un progetto affascinante, ma si scontra con diverse criticità.

I territori in questione sono variegati per clima e caratteristiche del terreno e, pertanto, non è possibile intervenire dappertutto allo stesso modo: per avere davvero successo bisogna adattarsi allo specifico contesto, sia nella scelta delle piante che nella metodologia di intervento.

È poi cruciale un attento coordinamento delle iniziative dei diversi paesi, anche attraverso la supervisione di un organismo di controllo. Al momento, ogni stato si autogestisce e questo rende difficile valutare cosa è stato effettivamente fatto e in che modo.

Recentemente, in occasione del One Planet Summit organizzato dalla Francia, per dare una nuova spinta al progetto sono stati stanziati ulteriori fondi per 14,3 miliardi di dollari (da distribuire entro il 2025). È stato inoltre creato il Great Green Wall Accelerator, che dovrebbe occuparsi della distribuzione di questi fondi e del coordinamento dei lavori.

Vedremo se basterà ad aggiustare il tiro e a far sì che quello della Grande Muraglia Verde non resti soltanto un bellissimo sogno.

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