Hai mai sentito parlare di Comunità del cambiamento?
È un’interessante iniziativa di Slow Food, nata per favorire un cambiamento nei sistemi alimentari locali, attraverso l’adozione di pratiche più sostenibili e inclusive nell’ambito di progetti collettivi.
E la prima Comunità del cambiamento sta vedendo la luce proprio in questo periodo a Partinico, in provincia di Palermo.
Tutto è partito da un terreno di cinque ettari confiscato alle mafie e dato in gestione alla cooperativa sociale NoE (No Emarginazione), che da anni lavora per l’inserimento lavorativo di portatori di handicap. Questa ha poi chiesto l’aiuto della cooperativa agricola Valdibella, situata nella vicina Camporeale, per sfruttare al meglio il terreno.
Dalla loro collaborazione ha preso vita il progetto food forest, che prevede di trasformare quel terreno in una vera e propria foresta commestibile.
Un inno alla biodiversità
L’idea è di creare qualcosa di simile a una foresta spontanea, dove possano coesistere tranquillamente arbusti, alberi e coltivazioni di diverso genere.
Nel caso di Partinico, l’elemento principale saranno gli alberi da frutto: meli, peri, susini, melograni e, insomma, tutte le varietà più antiche selezionate nei secoli dagli agricoltori siciliani.
A questi alberi verranno affiancate alcune varietà tipiche della macchia mediterranea come querce e rose canine, che, insieme a biancospini, corbezzoli, ginestre e mirti, garantiranno nutrimento per gli insetti impollinatori (in particolare le api).
Verrà poi allestito uno spazio per la coltivazione di cereali ed erbe aromatiche, nonché delle siepi frangivento. Completerà il progetto un biolago per la gestione delle acque reflue fitodepurate.
Nuove strade per l’agricoltura
Siamo allora di fronte a un modo nuovo di intendere l’agricoltura: oggi, il 70% del territorio siciliano è a rischio desertificazione principalmente a causa delle aree coltivate con il metodo intensivo, che impoverisce il suolo. Nella food forest di Partinico si lavorerà in tutt’altro modo, puntando sulla biodiversità per rispettare al meglio le risorse del terreno e minimizzare il consumo idrico.
Non solo. Il progetto avrà anche una forte impronta sociale e, infatti, in tutte le fasi della filiera produttiva (dal campo alla trasformazione della materia prima) saranno coinvolti portatori di handicap e fragili.
Non ci resta allora che sperare che presto possano sorgere molte altre Comunità del cambiamento come questa.
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