Conosciamo ormai molto bene gli effetti benefici che le piante hanno su di noi.
Ne abbiamo parlato anzitutto a proposito del cosiddetto bagno nella foresta: così viene comunemente chiamata la pratica di fare una passeggiata nella foresta, camminando senza fretta e ascoltando i suoni della natura per rilassarsi.
Numerosi studi hanno analizzato i principali indicatori di stress prima e dopo una seduta di bagno nella foresta e hanno verificato che stare a contatto con la natura riduce significativamente i livelli della pressione sanguigna, del battito cardiaco e del cortisolo (l’ormone dello stress).
Abbiamo poi visto che si può godere dei benefici effetti della natura anche nei luoghi dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo: è stato dimostrato, ad esempio, che introdurre delle piante in ufficio migliora la produttività, dal momento che aiutano a contrastare il grigiore del posto di lavoro e a ricaricare le energie, allontanando ansie e preoccupazioni.
Cosa succede in un contesto delicato come quello degli ospedali?
A questa domanda ha risposto per la prima volta uno studio effettuato da Roger S. Ulrich nel 1984 e rimasto nella storia.
Ambientato in un ospedale della Pennsylvania, copre i giorni di ricovero di 46 pazienti reduci da un’operazione chirurgica (colecistectomia) fino al giorno delle dimissioni: la metà di loro alloggia in una stanza con vista su un parco, mentre l’altra alloggia in una stanza dalla quale è possibile vedere solo una parete di mattoni.
Scopo della ricerca è scoprire se il contatto, anche solo visivo, con la natura può migliorare il decorso post-operatorio.
Vengono allora analizzati i comportamenti dei pazienti, prendendo nota dell’evoluzione del loro stato d’animo giorno dopo giorno, del quantitativo di analgesici utilizzati per alleviare il dolore e, infine, della data di dimissioni.
Ebbene, tutti i pazienti con la finestra vista parco gestiscono meglio l’operazione chirurgica, con uno stato d’animo più sereno e un minore utilizzo di farmaci. Non solo, si riprendono molto più velocemente e infatti vengono dimessi sistematicamente prima di quelli con la finestra vista parete.
L’Outdoor Care Retreat di Oslo
La sensibilità verso il tema, stimolata dai risultati di questo studio, è progressivamente aumentata nel corso del tempo e, oggi, assistiamo a numerose sperimentazioni volte a migliorare le condizioni dei pazienti in ospedale anche con l’aiuto della natura.
Non si può ovviamente generalizzare: è chiaro che in ospedale esistono condizioni di malessere nelle quali il semplice contatto con la natura non riesce a dare particolare sollievo. Restano comunque tante le possibilità di ottenere effetti benefici.
Un caso molto interessante è quello dell’Outdoor Care Retreat, realizzato dallo studio di architettura Snøhetta e dedicato ai piccoli pazienti dell’ospedale di Oslo.
Si tratta di una cabina in legno di 35 m2 progettata sul modello di una casetta sull’albero. Pur essendo vicinissima all’ospedale, è immersa nella natura circostante al punto da sembrare un posto a parte dove staccare completamente la spina per qualche ora.
Ha un’enorme vetrata che si apre integralmente: in questo modo, è possibile ascoltare il fruscìo della brezza tra le chiome degli alberi o il cinguettio degli uccellini senza uscire dalla stanza.
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il reparto di Neuropsichiatria infantile, nella consapevolezza che il contatto con la natura aiuta concretamente i piccoli pazienti a gestire con maggiore serenità la permanenza in ospedale.
Possono recarsi nella cabina per ricevere specifici trattamenti o anche solo per trascorrere del tempo con i parenti, portando poi con sé, al rientro in ospedale, la piacevole sensazione di benessere di una pausa immersi nella natura.
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