L’ULTIMO VOLO DI BEATRICE

Falchetto Pirellone

Dedichiamo l’articolo di oggi alla piccola Beatrice: è stata la prima a nascere quest’anno dalla covata dei falchi del Pirellone (ne abbiamo parlato qui) e anche la prima a spiccare il volo. 

Un volo che si è brutalmente interrotto il 28 maggio con uno schianto contro la Scheggia, grattacielo da poco completato in via Melchiorre Gioia.

E non si tratta, purtroppo, di un episodio isolato o particolarmente sfortunato: soltanto due anni fa, un altro falchetto del Pirellone aveva trovato la morte allo stesso modo, schiantandosi contro la Torre Galfa.

E questi sono due esempi, per così dire famosi, di una strage silenziosa che riguarda in realtà un numero enorme di uccelli.

La metropoli del futuro

Negli ultimi anni, la crescente sensibilità del grande pubblico verso le questioni ambientali ha ispirato molte iniziative di cui abbiamo disperatamente bisogno per rendere le metropoli più vivibili e sane.

È però fondamentale che l’attenzione verso questi temi rimanga sempre alta e che determinate volontà non restino solo sulla carta.

Risale a febbraio 2020, infatti, il Regolamento per il Benessere e la Tutela degli Animali del comune di Milano. 

L’articolo 31 è proprio dedicato alla collisione degli uccelli con superfici trasparenti e riflettenti e attesta quanto segue: “per ridurre le probabilità di collisione, il Regolamento obbliga i proprietari e amministratori di edifici dotati di questo tipo di superfici ad adottare soluzioni preventive e incoraggia inoltre costruttori e architetti a intervenire sin dalla fase di progettazione”.

I problemi principali sono strettamente legati alle caratteristiche stesse del vetro, sempre più utilizzato ormai per la realizzazione di palazzi e grattacieli poiché molto scenografico: la trasparenza impedisce agli uccelli di riconoscere l’ostacolo, soprattutto quando le vetrate sono di grandi dimensioni; i riflessi fanno sì che sul vetro possa apparire l’immagine specchiata del territorio circostante, particolarmente attraente se si tratta, ad esempio, degli alberi di un parco.

Cosa va fatto

Fondamentalmente (e qui citiamo ancora il Regolamento del comune di Milano) si tratta di interrompere la continuità della grande superficie riflettente, suddividendola in superfici più piccole che vengano percepite dagli uccelli come una barriera. 

Ed esistono diversi metodi per ottenere questo risultato, senza gravare sui costi di realizzazione del palazzo né impattare sull’estetica finale. 

Anzitutto, si può prediligere un materiale traslucido, come il vetro opalino che lascia passare tranquillamente la luce senza essere trasparente. 

Se invece non si vuole rinunciare al vetro trasparente, è indispensabile utilizzare delle marcature su tutta la superficie (con reticoli di punti o linee) per renderla visibile. Bisogna chiaramente seguire le indicazioni degli specialisti, ma per il resto si può dare sfogo alla fantasia con disegni che svolgano la loro funzione e al tempo stesso risultino esteticamente gradevoli e accattivanti.

Anche realizzare superfici inclinate o bombate è una buona soluzione, dal momento che l’ambiente circostante verrà riflesso in modo distorto e non trarrà in inganno gli uccelli.

E per i palazzi già esistenti?

Le misure preventive sono generalmente meno costose e più durature rispetto a interventi realizzati a posteriori.

Detto ciò, con un po’ di volontà si può intervenire anche sui palazzi già esistenti per porre un argine al problema, ad esempio applicando sui vetri delle pellicole adesive di buona qualità e durevoli nel tempo.

E queste sono soltanto delle indicazioni sommarie!

D’altra parte, non siamo esperti e di certo non siamo in grado di sostituirci ai costruttori nel loro lavoro. Quello che ci chiediamo però è se sia degno di una città come Milano ignorare l’esistenza di questo problema.

Il Regolamento, come abbiamo visto, è stato fatto e allora perché per palazzi come la Scheggia non si è preso alcun tipo di provvedimento? Perché non vengono effettuati controlli?

Un’architettura in grado di rispettare gli animali è possibile. Bisogna volerlo, per davvero e non solo sulla carta.

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