LE 10 PIANTE MANGIA-SMOG

Piante mangia-smog

La lotta all’inquinamento atmosferico è uno dei temi maggiormente dibattuti di questi anni, dal momento che viviamo in città sempre più intossicate dallo smog e dalle polveri sottili (le famigerate PM10).

Le principali fonti di PM10 sono – neanche a dirlo – collegate all’attività umana e, in particolare, ai processi di combustione che avvengono nei motori a scoppio e negli impianti di riscaldamento. 

Respirare queste particelle ha un impatto pesantissimo sulla nostra salute. 

Tra le patologie derivanti dall’inquinamento da polveri sottili ci sono asma, diminuzione delle funzionalità polmonari e varie patologie cardio-polmonari.

E c’è di peggio. Nel 2013, infatti, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (AIRC) ha ufficialmente inserito l’inquinamento ambientale e le polveri sottili fra i cancerogeni per l’uomo: l’esposizione protratta nel tempo a tali inquinanti aumenta sensibilmente la probabilità di sviluppare un tumore.

Il numero esatto di morti legate all’inquinamento è oggetto di dibattito. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), solo in Italia sono circa 80.000 le morti premature ogni anno.

Cosa fare?

È evidente  che la riduzione delle polveri sottili è un obiettivo che la politica europea e mondiale non può permettersi di fallire, anche se finora, purtroppo, è stato fatto troppo poco. 

Esistono dei limiti per la concentrazione delle PM10 nell’aria. Il valore limite annuale per ogni città è pari a 40 µg/m³. Quello giornaliero, invece, è pari a 50 µg/m³, ma è concesso il superamento di tale limite fino a 35 volte in un anno. 

Succede così che le grandi città (Milano tra tutte) siano molto spesso al di sopra del limite, soprattutto nei mesi invernali per via dell’uso massiccio dei riscaldamenti.

Dobbiamo quindi arrenderci all’idea di respirare un’aria così nociva?

Chiediamo aiuto alle nostre amiche piante! 

Uno studio della Coldiretti ha infatti stilato una classifica delle piante cosiddette mangia-smog, in grado cioè di assorbire un considerevole quantitativo di anidride carbonica nell’arco di vent’anni di vita, bloccando anche le polveri sottili.

Ecco la Top Ten delle piante mangia-smog

Classifica le 10 piante mangia-smog

Acero riccio

Al primo posto spicca l’Acero riccio, in grado di assorbire fino a 3,8 tonnellate di CO2 in vent’anni.

Un numero impressionante!

Può raggiungere i 10 m di altezza e presenta foglie di grandi dimensioni, che terminano con una punta leggermente arcuata. Proprio da questa caratteristica deriva l’appellativo di acero riccio.

Betulla verrucosa

Si aggiudica il secondo posto la Betulla verrucosa (a pari merito con il Cerro), con le sue 3,1 tonnellate di CO2.

Presenta un fusto sottile, con la colorazione bianca tipica delle Betulle, e può raggiungere fino a 30 m di altezza. In Italia, è presente soprattutto in Piemonte e Lombardia, nell’Appennino settentrionale, nell’Appennino campano e sull’Etna.

Cerro

Il secondo posto, come detto, è in condivisione tra Betulla verrucosa e Cerro.

In Italia, è molto diffuso negli Appennini e soprattutto nelle regioni centro-meridionali, dal piano sub-montano a quello sub-mediterraneo.

Un bosco di cerri è presente anche a Lodrino, in Valle Trompia, e si tratta di una rarità: il freddo dell’arco alpino impedisce infatti tipicamente la presenza del cerro, ma il clima mite di quest’area ne ha permesso la sopravvivenza.

Ginkgo biloba

Completa il podio il Ginkgo biloba: oltre ad assorbire 2,8 tonnellate di CO2, ha anche un’alta capacità di contrasto delle polveri sottili.

Si tratta di un albero imponente (in grado di raggiungere i 35 m di altezza) e davvero straordinario.

Anzitutto, è antichissimo poiché le sue origini risalgono addirittura a 250 milioni di anni fa e, per questo, è considerato un fossile vivente.

Inoltre, si caratterizza per la sua resilienza: basta pensare che sei esemplari di Ginkgo, che si trovavano a circa 1-2 km dal punto di esplosione della bomba atomica di Hiroshima, sono sopravvissuti alle radiazioni e sono ancora in vita.

Attualmente, è possibile vederli (identificati da una targa) nel giardino Shukkei-en, nel sito dove si trovava la scuola elementare Senda e nei pressi dei templi Hosen-ji, Myōjō-in, Jōsei-ji e Anraku-ji.

Scopri di più sull’incredibile storia degli alberi sopravvissuti alla bomba atomica!

Tiglio nostrano

Proseguendo nella Top Ten delle piante mangia-smog, troviamo il Tiglio nostrano, in grado di assorbire fino a 2,8 tonnellate di CO2.

In Italia, sono presenti spontaneamente solo due specie di Tigli: quello nostrano appunto e quello selvatico.

Molto utilizzato come pianta ornamentale nei parchi e nei viali cittadini, è noto anche per il miele che da esso si ricava.

Bagolaro

Il Bagolaro condivide con il Tiglio nostrano la capacità di assorbimento di CO2.

È un albero che attecchisce facilmente e, talvolta, la sua presenza comporta il deperimento delle specie arboree limitrofe.

Grazie al forte apparato radicale, è in grado di sopravvivere anche in terreni carsici e sassosi: da questo deriva il soprannome di spaccasassi.

Tiglio selvatico

Sempre a quota 2,8 tonnellate di CO2, c’è il già precedentemente citato Tiglio selvatico.

Si caratterizza per essere una specie sciafila, ossia in grado di tollerare molto bene l’ombra.

I suoi fiori vengono tradizionalmente impiegati per realizzare tisane, in particolare in Gran Bretagna e in Francia. Come le altre specie di Tiglio, è noto anche per il miele.

Olmo comune

Anche l’Olmo comune è in grado di assorbire fino a 2,8 tonnellate di CO2, pur con una capacità di contrasto delle polveri sottili lievemente inferiore rispetto agli alberi che lo precedono.

Molto longevo, può raggiungere fino a 600 anni di vita, come dimostrano svariati esemplari secolari diffusi in tutta Europa.

Nella città di Mergozzo, in Piemonte, ad esempio, c’è un Olmo che ha più di 400 anni: nonostante all’interno sia totalmente cavo, cresce ancora rigoglioso ed è considerato il simbolo del paese.

Frassino comune

Il Frassino comune è l’ultimo albero della Top Ten a raggiungere quota 2,8 tonnellate di CO2 assorbite.

Diffuso in tutta Italia, è spesso coltivato per la produzione di legname: elastico, resistente e facilmente lavorabile, viene impiegato soprattutto per realizzare compensati, pavimenti, mobili e parti di strumenti musicali.

Ontano nero

Chiude la Top Ten delle piante mangia-smog l’Ontano nero: di piccole dimensioni rispetto al resto degli alberi della classifica, ma questo non gli impedisce di assorbire fino a 2,6 tonnellate di CO2.

Si tratta di una specie igrofita, ossia che richiede la presenza costante di umidità: cresce quindi lungo i corsi d’acqua, insieme ad altri alberi tipici di questo ambiente (la cosiddetta vegetazione riparia), come salici e pioppi.

Grazie ad una relazione simbiotica sviluppata con dei batteri azotofissatori, l’Ontano è in grado di arricchire di azoto il terreno in cui si trova.

Bisogna agire al più presto!

È necessario incrementare al più presto la quota di verde urbano a disposizione dei cittadini, per ora tremendamente bassa, creando nuovi parchi e giardini che ci diano una mano a combattere lo smog.

In Italia, arriviamo infatti in media ad appena 32,8 m2 di verde urbano per persona, con dei picchi in negativo nelle grandi città: siamo intorno ai 18,1 m2 a Milano, 16,5 ma Roma e addirittura solo 6,3 ma Genova (secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat).

Per fortuna, ultimamente qualcosa si sta muovendo: è di questa estate, ad esempio, il progetto ForestaMI della città di Milano, con l’obiettivo di piantare tre milioni di alberi in città entro il 2030.

Insieme a più stringenti controlli in materia di PM10, questa è senza dubbio la strada da seguire.

Solo così possiamo sperare di migliorare la qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno, per noi e per le generazioni future!

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