IL GRIDO DI DOLORE DEI CORALLI

Coralli

Oggi andiamo alla scoperta dell’affascinante mondo dei coralli

Percepito tendenzialmente come un unico organismo, il corallo è costituito in realtà da un enorme numero di microorganismi (detti polipi) geneticamente identici.

Forma delle colonie che possono dare vita a trottoir (come nel Mar Rosso), atolli (come nelle isole polinesiane) o barriere (come nel caso della celeberrima barriera corallina australiana).

Ma ciò che sorprende di più della struttura del corallo è la simbiosi che ha sviluppato con delle alghe unicellulari fotosintetiche (dette zooxantelle): le ospita infatti all’interno dei propri tessuti e queste, in cambio, gli forniscono il nutrimento di cui ha bisogno tramite la fotosintesi clorofilliana.

Siamo di fronte a un rapporto di totale reciprocità, per cui l’uno non potrebbe sopravvivere senza le altre e viceversa.

Il grido di dolore dei coralli

Le conseguenze del riscaldamento globale sono davvero tante e drammatiche.

Gran parte del calore derivante dall’incremento delle emissioni di CO2 viene attualmente trattenuto dagli oceani, che stanno impedendo che la temperatura media dell’aria si innalzi troppo. 

Il prezzo da pagare per chi in quelle acque vive è però altissimo. E i coralli (con tutto l’ecosistema che gli ruota intorno) stanno rischiando letteralmente di scomparire davanti ai nostri occhi…

Quando si verifica un aumento della temperatura delle acque, infatti, le alghe simbiotiche non sono più in grado di produrre nutrimento e vengono espulse dai coralli, che perdono così i caratteristici colori brillanti: assumeranno un colorito via via sempre più pallido fino a diventare totalmente bianchi e, una volta rimasti senza la loro unica fonte di nutrimento, non potranno che andare incontro alla morte.

Fermiamo lo sbiancamento!

Il documentario Chasing Coral (distribuito nel 2017 da Netflix) ha immortalato per la prima volta, in tre anni di dolorosissime riprese, il deterioramento delle barriere coralline verificatosi nel corso del 2015.

Si tratta del terzo fenomeno di sbiancamento globale, dopo quello risalente al 1998 e quello che si era verificato nel 2010.

È facile vedere come tra il secondo e il terzo siano trascorsi solo 5 anni, in un crescendo a dir poco spaventoso: la metà dei coralli esistenti al mondo è ormai scomparsa e, se non prenderemo provvedimenti in tempi brevi, molto presto rimarranno soltanto un ricordo.

Una nota di speranza

Di recente, una buona notizia è arrivata dal rapporto per l’anno 2021-2022 dell’Australian Institute of Marine Sciences.

È stato infatti riscontrato un aumento significativo di coralli nella zona settentrionale della Grande Barriera Corallina, che ha raggiunto una copertura del 36% contro il misero 13% del 2017. Anche nella porzione centrale è stato registrato un progresso, con una copertura del 33% rispetto al 14% del 2017. L’unico peggioramento è stata riscontrato nella zona meridionale, con un calo dal 38% al 34%.

A cosa è dovuta questa crescita repentina? Il merito è in gran parte dei coralli del genere Acropora: caratterizzati da una crescita molto rapida, sono diventati in breve tempo il gruppo più diffuso dell’intera barriera corallina.

Gli scienziati hanno comunque invitato a non abbassare la guardia, poiché l’equilibrio rimane molto precario. E, d’altronde, anche i nuovi coralli sono estremamente vulnerabili alle conseguenze dei cambiamenti climatici.

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