LE ABILITÀ MIMETICHE DELLE PIANTE

Abilità mimetiche

Quando pensiamo alle abilità mimetiche, le colleghiamo subito al mondo animale. 

Il camaleonte, infatti, è universalmente considerato il re degli imitatori. Non solo. Conosciamo diversi altri animali in grado di mimetizzarsi, come l’insetto stecco e alcuni pesci.

Difficilmente, quindi, pensiamo al mondo vegetale. 

Eppure, ci sono piante che esercitano l’arte della mimesi in maniera persino più audace, raggiungendo livelli di perfezione sconosciuti agli animali. 

Possiamo identificare due forme principali di mimetismo: il mimetismo fanerico (dal greco phanerós=”manifesto”) si realizza quando un organismo ne imita un altro a livello di forma, colori e comportamento. Il mimetismo criptico (dal greco kryptòs=”nascosto”), invece, è proprio degli organismi che cercano di rendersi invisibili imitando l’ambiente che li circonda.

La liana camaleonte

Forse il primo esempio di mimetismo fanerico che ci viene in mente riguarda le orchidee: l’Orchidea Ophrys, tra le altre, è in grado di imitare l’aspetto degli insetti allo scopo di attirarli e favorire l’impollinazione.

C’è però una pianta che possiamo considerare, senza alcun dubbio, il più grande esempio in assoluto di arte mimetica del mondo vegetale.

È la Boquila trifoliolata, nota anche come liana camaleonte

Si tratta di una liana rampicante, originaria delle foreste pluviali di Cile e Argentina, che normalmente presenta delle foglioline piccole e arrotondate. Quando però si avvinghia a un albero, accade l’incredibile: le foglioline cambiano forma, diventando il più possibile simili a quelle della pianta che la ospita.

Pare che si tratti di un meccanismo di difesa nei confronti degli erbivori: mimetizzandosi con le foglie dell’albero che la ospita, la liana riesce a ridurre la quantità di foglie mangiucchiate.

E non è tutto. Vari studi hanno scoperto che è in grado di imitare almeno otto tipologie diverse di foglie, modificando drasticamente forma, colore, dimensioni e arrivando a ritoccare anche le venature presenti sulle foglie.

Addirittura, se nel corso della sua crescita si avvinghia a più tipi di alberi, avrà sullo stesso fusto foglie completamente diverse, ognuna simile all’albero su cui si trova. 

Tali abilità mimetiche non si erano mai viste, né tra le piante né tra gli animali!

I sassi viventi

L’esempio più affascinante di mimetismo criptico, invece, è dato dalle Lithops, piante grasse di piccole dimensioni originarie delle zone semidesertiche dell’Africa del Sud. 

Il nome stesso fa riferimento alle loro incredibili abilità mimetiche, dal momento che deriva dal greco lithos=”pietra” e opsis=”aspetto”.

Queste piante presentano due foglie soltanto, striate e dai colori variabili (che spaziano dal grigio, al verde, al rosso), divise da una fenditura centrale dalla quale spunta il fiore.

Spesso sono finestrate, ossia presentano delle zone trasparenti in quanto prive di clorofilla, affinché la luce possa arrivare in profondità e raggiungere anche le parti non direttamente esposte al sole.

Di solito, infatti, l’intero fusto rimane sepolto nel terreno, da cui spunta soltanto la superficie piatta delle foglie.

Le Lithops riescono così a mimetizzarsi alla perfezione con l’ambiente circostante, venendo facilmente scambiate per dei sassolini dagli animali di passaggio.

Si tratta di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Nel deserto, infatti, l’acqua  contenuta nelle foglie carnose delle piante grasse è un bene molto ambito e le Lithops sarebbero facile preda degli animali assetati.

La segale

Alle due forme principali di mimetismo appena identificate, possiamo aggiungerne un’altra piuttosto particolare: il mimetismo vaviloviano, dal nome del genetista russo Nikolaj Vavilov che per primo lo studiò.

Accade quando una pianta infestante acquisisce una o più caratteristiche di una pianta coltivata dall’uomo, per ricavarne dei vantaggi e favorire così la propria sopravvivenza.

Sapevi, ad esempio, che la segale in origine era una pianta infestante?

Con i semi racchiusi in una spiga, ha un aspetto molto simile a grano e orzo e ha approfittato della somiglianza per imperversare, non voluta, in queste coltivazioni. Quando poi grano e orzo si sono espansi verso regioni più lontane, la segale si è unita al viaggio.

Giunta in luoghi molto freddi, ha fatto valere la sua incredibile rusticità: ha dimostrato infatti di sapersi adattare anche a terreni più poveri, nonché di saper resistere ai rigidi inverni molto meglio delle sue compagne di viaggio.

Insomma, quella che un tempo era considerata soltanto un’erbaccia da estirpare è arrivata addirittura a soppiantare completamente grano e orzo in alcune zone, diventando a tutti gli effetti una pianta coltivata. E solo  grazie alla sue abilità mimetiche.

Possiamo allora concludere che anche nel mondo vegetale esistono esempi di mimetismo davvero straordinari!

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