LA WELWITSCHIA, PIANTA SIMBOLO DELLA NAMIBIA

Welwitschia

Oggi andiamo alla scoperta della Welwitschia mirabilis, che Charles Darwin definì l’ornitorinco del regno vegetale. Ed effettivamente siamo di fronte a una pianta davvero bizzarra!

Originaria dell’Africa sud-occidentale, è presente principalmente nel deserto del Namib. 

A differenza di deserti come quello del Sahara, che nel corso della sua storia ha vissuto numerose oscillazioni tra periodi secchi e periodi umidi, il Namib è irrimediabilmente arido da oltre 80 milioni di anni ed è per questo considerato uno dei deserti più antichi del mondo. 

La sua flora e la sua fauna sono spesso oggetto di studi: si tratta infatti in gran parte di specie endemiche che, per riuscire ad adattarsi con successo ad un ambiente così ostile, hanno sviluppato nel tempo caratteristiche uniche.

La Welwitschia ne è un perfetto esempio.

Possiede una radice a fittone che si sviluppa fino a grandi profondità, un tronco piuttosto tozzo e due sole foglie nastriformi, che crescono continuamente dalla base (e possono raggiungere fino a cinque metri di lunghezza), mentre l’estremità finale progressivamente si secca a contatto con il suolo rovente.

A prima vista appare quindi come un’unica grande matassa di nastri verdi sfilacciati e attorcigliati, al punto che si fa quasi fatica a comprendere che si tratta di una pianta.

Ma non è solo il suo aspetto a renderla così speciale. È anche incredibilmente longeva: può vivere addirittura fino a 2.000 anni e, per questo, in afrikaans è chiamata tweeblaarkanniedood, ossia “due foglie che non possono morire”.

Ma come fa a vivere così a lungo in un luogo in cui le piogge sono una rarità?

La sua sopravvivenza è affidata all’assorbimento dell’umidità portata dalla nebbia costiera, che, diversamente dalle piogge, è un fenomeno piuttosto frequente. 

Grazie alla forte escursione termica tra giorno e notte, la nebbia si trasforma in goccioline d’acqua che si depositano ovunque. Ma c’è un problema: il caldo estremo del giorno fa evaporare l’acqua molto in fretta, generalmente prima che possa penetrare nel terreno e raggiungere le radici.

La Welwitschia sembrerebbe spacciata. Invece, ha trovato una soluzione piuttosto ingegnosa per cavarsela alla perfezione.

Le sue foglie, infatti, sono estremamente porose e le permettono di assorbire direttamente gran parte del suo fabbisogno d’acqua, senza dover dipendere dall’umidità del terreno.

Ultimamente, però, è sorta una nuova minaccia per la Welwitschia

Un team italo-namibiano ha scoperto che la Welwitschia potrebbe essere a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici.

Nelle zone dove il clima sta cambiando, infatti, le piante si riproducono meno e hanno un più elevato tasso di mortalità. Un problema aggravato ulteriormente dal loro estremo isolamento e dalla limitata estensione dell’area che occupano.

Si stanno allora valutando delle possibili contromisure: dalla riduzione del  pascolo degli animali per consentire alle piante di affrontare lo stress climatico con maggior vigore, alla mitigazione dello stress climatico su quelle più in difficoltà, fino alla cosiddetta migrazione assistita (che prevede di favorire la colonizzazione di aree limitrofe, dove si ritiene che il clima possa mantenersi più idoneo). 

E sono solo alcune delle proposte attualmente oggetto di studio per salvare questa pianta iconica.

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