IL VIAGGIO NEL TEMPO DI UNA PALMA DA DATTERO

Palma da dattero

Il viaggio nel tempo è un tema che da sempre affascina l’uomo. E, se noi dobbiamo accontentarci di andare alla scoperta del futuro soltanto nei film, c’è chi invece è già riuscito con successo a valicare i confini del tempo.

Naturalmente, stiamo parlando delle piante

Tra loro esistono degli autentici campioni di longevità, in grado di vivere migliaia di anni. Un esempio è il Pinus Longaeva: può raggiungere i 5.000 anni di età, un traguardo semplicemente inimmaginabile per qualunque forma di vita animale. 

E c’è chi è riuscito a fare di più: in Svezia è stato infatti scoperto un esemplare di Picea Abies di quasi 10.000 anni, che attualmente detiene il record di albero più vecchio del mondo (almeno fino alla prossima scoperta).

In generale, l’età media elevatissima permette alle piante di essere testimoni silenziose dei più grandi stravolgimenti della storia, attraversando le epoche e arrivando fino ai giorni nostri.

Ma non finisce qui. Hanno infatti a disposizione uno strumento unico per permettere anche alla loro progenie di proiettarsi nel futuro: i semi

Piccoli involucri, solo apparentemente fragili, che in realtà rappresentano un autentico prodigio della natura: sono infatti in grado di custodire la nuova vita nelle condizioni più estreme (sia al caldo che al freddo) per decenni, secoli o addirittura millenni, rimanendo dormienti in attesa che si manifestino le condizioni adatte a germogliare.

Un seme di una Palma da dattero di 2.000 anni fa

Masada è un’antica fortezza eretta da Erode il Grande su una rocca in Giudea, a circa 100 km a sud-est di Gerusalemme. 

Nota principalmente per il lungo assedio da parte dell’esercito romano durante la prima guerra giudaica, quando era nelle mani dei Sicari (un gruppo di rivoltosi ebrei conosciuti per la loro efferatezza), nei secoli successivi è stata a lungo dimenticata.

Soltanto nel 1960, l’archeologo israeliano Yigael Yadin ha condotto una grandiosa campagna di scavi, che ha portato alla luce i resti della fortezza e dei campi romani costruiti durante l’assedio.

Nel corso di questi scavi, sono emersi anche tanti oggetti legati alla vita quotidiana che si svolgeva all’interno della fortezza. Tra questi, alcuni datteri conservati all’interno di un vaso d’argilla e risalenti proprio al periodo della caduta di Masada.

E sono loro i veri protagonisti della nostra storia!

Rappresentano infatti l’ultimo baluardo di una tipologia di palma da dattero che, in quegli anni, era ampiamente diffusa in Giudea e molto apprezzata e ricercata per la qualità dei frutti, ma che successivamente (per cause poco chiare) si è estinta.

Alla vista di quei datteri, due ricercatrici israeliane ebbero un’intuizione folle e geniale al tempo stesso: provare a far germinare i semi per riportare in vita, a distanza di millenni, quella pianta dell’antichità.

Reidratarono allora tre semi, immergendoli in acqua calda e poi in un mix di sostanze nutritive e fertilizzanti. Nel gennaio del 2005, li piantarono in terreno sterile e, otto settimane dopo, uno dei semi germogliò!

Mai prima di allora si era riusciti nell’impresa di far germogliare un seme così antico e, non a caso, la pianta venne battezzata Matusalemme.

Ma com’è possibile che un seme mantenga intatta la vita al suo interno per un tempo così incredibilmente lungo?

È qualcosa di eccezionale, ancora oggetto di studio. Tra i fattori che potrebbero aver favorito la perfetta conservazione dei semi della palma da dattero e la loro germinazione c’è la grande dimensione dei semi stessi (e quindi la maggiore quantità di patrimonio genetico) e il clima caldo e secco della zona.

Matusalemme è una pianta maschio e, in quanto tale, non può produrre frutti. Una parziale delusione per chi sperava di poter assaggiare quei datteri antichissimi.

Nuove scoperte

È di questi mesi però una grande novità: sono stati fatti ulteriori esperimenti con 34 semi di palma da dattero raccolti sempre nella zona di Masada e risalenti allo stesso periodo.

Ben 6 sono germogliati, regalandoci delle nuove piantine e la speranza di riuscire, una volta cresciute, a impollinare le piante femmine per ottenere finalmente dei frutti.

Oltre a permetterci di assaggiare, un giorno, i succosi datteri dell’antica Giudea, questo evento potrebbe aiutare i ricercatori a migliorare le varietà odierne rendendole più dolci e più resistenti ai parassiti, attraverso lo studio della varietà più antica.

Insomma, un’enorme opportunità, proveniente da un passato lontanissimo, grazie agli incredibili viaggi nel tempo delle piante!

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