Un albero ormai morto, a prima vista, sembra un triste relitto abbandonato nella foresta.
E può venire spontaneo pensare che sarebbe il caso di abbatterlo e recuperarne il legname piuttosto che lasciarlo lì a marcire. Ma, ad un occhio più attento, la realtà appare ben diversa…
Nuova vita dalla morte
Un albero in decomposizione, infatti, è pieno di vita.
Il tronco, il terreno smosso dal ribaltamento delle radici, il fogliame secco di quella che un tempo era una chioma rigogliosa: sono tutti microambienti che, in breve tempo, vengono colonizzati e sfruttati da una grande varietà di organismi vegetali e animali.
Batteri, funghi, licheni e una ricchissima fauna saproxilica li affollano. In particolare, insetti ed altri invertebrati che, a loro volta, rappresentano il nutrimento prediletto di rettili, uccelli e piccoli mammiferi.
La presenza nelle foreste di questi alberi morti, quindi, non è affatto da considerare uno spreco di legname, poiché svolgono un ruolo fondamentale nella tutela della biodiversità dell’ecosistema nel suo complesso.
E, d’altra parte, in natura niente è lasciato al caso. Neanche la morte.
Preziosi minerali
Lo stesso legno contiene, insieme ad acqua e altri composti chimici, una serie non trascurabile di minerali: potassio, sodio, magnesio, calcio, fosforo, silicio, manganese, ferro solo per citarne alcuni.
Nel corso del naturale processo di decomposizione, si mescoleranno nuovamente al terreno, aumentandone la fertilità in favore delle piante che lo occupano e di quelle che nasceranno in futuro.
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